A chi si dedica al giardinaggio, all’agricoltura o semplicemente alla coltivazione di un orto, può capitare di leggere su qualche busta di sementi o su qualche rivista la sigla “Ibrido F1”. Cosa significa e cosa sono gli Ibridi F1?
Gli Ibridi F1 sono ibridi di prima generazione, incroci ottenuti dalla fecondazione di piante di linea pura femminile con il polline di un’altra linea pura maschile diversa dalla prima. Questa pratica è una delle più importanti innovazioni scientifiche nella ricerca di varietà di piante sempre migliori. Gli ibridi nati da questo incrocio possiedono una combinazione di cromosomi assolutamente identici e di conseguenza una completa somiglianza di tutte le loro caratteristiche: dimensione, forma, taglia e colore dei frutti, etc.
Per un fenomeno scientifico chiamato eterosi e da qualcuno più comunemente “vigore dell’ibrido”, questi ibridi presentano maggior vigore e qualità superiori a quelle delle due linee dalle quali derivano.
Attualmente in commercio si trovano Ibridi F1 di quasi ogni specie orticola e da fiore, ed il loro numero sembra destinato ad aumentare ancora in futuro. Attenzione però: i semi raccolti da questi ibridi non riproducono le stesse qualità degli ibridi di prima generazione, per effetto dell’interruzione dei caratteri genetici che non si mantengono inalterati nella discendenza. Per avere varietà dalle qualità inalterate ogni anno è necessario rinnovare l’ibridazione iniziale.
I problemi delle sementi ibride
Gli ibridi, inizialmente, hanno una migliore resa delle colture, ma questa non compensa gli elevati costi sociali, economici e ambientali che possono provocare. Per la coltivazione occasionale di poche specie, nell’orto o nel giardino di casa, possono anche andare bene, ma non in agricoltura su scala più ampia.
In passato gli agricoltori selezionavano i semi che si adattavano meglio ai loro campi, ora tendono a fare il contrario e adattare i campi alle sementi ibride, aggiungendo al lavoro umano e al ciclo naturale anche prodotti chimici, tanti macchinari agricoli e complessi sistemi di irrigazione. Di conseguenza, l’utilizzo di grandi quantità di acqua e di prodotti agrochimici ha gravemente contaminato il suolo e le falde acquifere, impoverendo la terra e rendendola meno fertile.
In questo modo gli agricoltori sono costretti a comprare i semi ogni anno, insieme a tutte le sostanze necessarie per la coltivazione, creando una dipendenza dei contadini dalle grandi imprese del settore.
La sostituzione delle varietà tradizionali con queste più moderne ha causato una grande perdita di biodiversità agricola: migliaia di varietà naturali sono state sostituite da poche specie commerciali. Non avete visto che i pomodori hanno tutti la stessa forma, lo stesso colore e lo stesso, inesistente, sapore?
Le grandi aziende hanno, ovviamente, tutti gli interessi a continuare a sviluppare questa tipologia di semi piuttosto che le varietà tradizionali che si possono autoriprodurre. La salvaguardia delle sementi tradizionali e della diversità genetica è tutta nelle mani dei contadini, delle piccole banche delle sementi, ma anche nostra quando dobbiamo scegliere i semi da piantare e coltivare.